Festival di Cannes 2018: ne abbiamo viste di tutti i colori. Dal rosa confetto dell’abito principesco di Chiara Ferragni, neomamma tornata da poco nel Bel Paese, al nero delle Louboutin di Kristen Stewart, sfilate con nonchalance dall’attrice proprio sul red carpet. E questo solo per quel che riguarda i look dei vip, perché molti lampi multicolori hanno costellato il firmamento del Festival: il fuggi-fuggi di oltre 100 spettatori dalla sala del Gran Théâtre Lumière scandalizzati dalla violenza dell’opera di Lars Von Trier (mentre gli altri hanno riservato 6 minuti di standing ovation a fine proiezione), il discorso in difesa delle donne di Asia Argento e quello sulla politica americana del regista Spike Lee, il francese irresistibile di Roberto Benigni, passando per la tenera apparizione mano nella mano della coppia Tina Kunakey/Vincent Cassel, che anche se molto attiva sui social rifugge spesso i tappeti rossi.
Ecco infine l’elenco dei vincitori di questa 71ͣ edizione, presieduta da una raffinatissima e raggiante Cate Blanchett, con la Palma d’oro al regista giapponese Hirokazu Kore-eda e il suo “Un affare di famiglia”, pellicola gentile e ironica sul mondo infantile e sulla forza dei legami affettivi extrafamiliari, e l’Italia che conquista la Miglior interpretazione maschile grazie a Marcello Fonte, protagonista del film “Dogman” di Matteo Garrone così come la Migliore sceneggiatura con “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher.
Tutti i vincitori del Festival di Cannes 2018
Palma d’oro
Hirokazu Kore-eda per “Un affare di famiglia”
Grand Prix
Spike Lee per “BlacKkKlansmann”
Premio della giuria
Nadine Labaki per “Capharnaum”
Palma d’oro speciale
“Le livre d’image” di Jean-Luce Godard
Premio alla migliore sceneggiatura
Alice Rohwacher per “Lazzaro Felice” ex aequo con Nader Saeivar e Jafar Panahi per “3 Faces”
Premio alla interpretazione maschile
Marcello Fonte per “Dogman”
Migliore interpretazione femminile
Samal Yeslyamova per “Ayka”
Miglior regia
Pawel Pawlikowski per “Cold War”
Miglior cortometraggio
“Toutes ces creature” di Charles William
Camera d’Or alla migliore opera prima
“Girl” di Lukas Dhont.
I riconoscimenti per l’Italia di Matteo Garrone e Alice Rohrwacher sono minori di quelli sperati. “Dogman” prende spunto da un fatto di cronaca nera, il cosiddetto delitto del Canaro: l’omicidio del pugile dilettante/criminale Giancarlo Ricci, avvenuto nel 1988 a Roma per mano di Pietro De Negri, detto, appunto, “Er Canaro”. La potenza del film di Garrone sta certamente nell’interpretazione di Marcello Fonte, ma anche nelle immagini pittoriche, visionarie e quasi soprannaturali create dal regista, che trasformano un fatto di cronaca in una favola noir. Per questo motivo “Dogman” avrebbe forse meritato di più.
Calza altrettanto stretto il solo riconoscimento per la sceneggiatura attribuito a “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, che ha raccontato un’Italia ancestrale, quasi magica nelle sue pieghe oscure. In un modo rurale e fermo all’epoca della mezzadria, nelle terre della marchesa Alfonsina De Luna (Nicoletta Braschi), sfruttatrice e tiranna, e del suo figlio squinternato (Luca Chikovani), che inscena il proprio sequestro per godersi poi il riscatto, spicca il personaggio di Lazzaro (Adriano Tardiolo): orfano, con una fiducia incondizionata nel prossimo e lavoratore instancabile. Un racconto sugli ultimi della società, Lazzaro e il contesto di contadini a contorno, che parimenti avrebbe meritato di più a Cannes. L’orgoglio di questo premio alla sceneggiatura è di condividerlo ex aequo con Jafar Panahi, assente perché in libertà vigilata per aver partecipato alle proteste contro il regime iraniano.
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